in questo numero:

 

ATTUALITA':
W lo sport sano!
Abbasso il Doping
Un progetto di ricerca:
Monteregio
AAA 
Nuovi ballerini cercasi
  

Scuola di danza alle medie 
CONCERTO DI NATALE 
La nostra scuola media 
del futuro.

Ecco come gli studenti immaginano la nostra scuola fra 100 anni 
 

SPECIALE
5 dicembre 2003:
"Il Sindaco e il Poeta".
Una pagina locale nella ricorrenza del 15° anniversario della morte dei Partigiani Dumas e John 

12 novembre 2003: 
Strage di Italiani in Iraq. I ragazzi de 'La Talpa' riflettono sul tema della PACE


APPUNTI DI VIAGGIO:
22-26 marzo 2004
Napoli e la costiera amalfitana: esperienze di alcuni partecipanti
Georgia: una giornalista ci presenta il suo Paese 

Un viaggio: un'esperienza di vita  

29 ottobre 2003: gita a Torino. Ricordi, emozioni, riflessioni di alcuni partecipanti.
NEWS SCUOLA:
San Valentino:
Con tutto il cuore o con tutto il portafoglio?
Un inquietante giallo a scuola: 
'Delitto fra i banchi'
 
La prima gita la facciamo noi... ma non siate invidiosi!
I primi giorni di scuola
I nuovi laboratori
RACCONTI:
Jack e la casa misteriosa
IL MISTERO DI QUEL SORRISO… 
Impressioni davanti alla Gioconda 
Un bosco magico.
CINECLUB:
La comicità del passato:
Stan Laurel & Oliver Hardy
 
LIBRI E...:
HARRY POTTER e il magico
mondo di Hogwarts
 

Il Primo Paladino

La ragazza di Bube

AMICI A QUATTRO ZAMPE:
Un cane per amico

MOTORI:
Valentino Rossi:
The Doctor vincerà ancora?

L'automobile dei sogni  

Michael Schumacher

SCIENZE E NUOVE TECNOLOGIE:
L'ESA  

GIOCHI:
Cruciverba... natalizio 

Gioca con Cindy Mindy  
Puzzle  
Consulta l'oroscopo... prima di metterti a tavola!

FAI DA TE:
Un affettuoso cagnolino


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Anno 2003-2004

ultimo aggiornamento: 20/02/2005

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Il giorno 26 dicembre noi alunni delle due terze abbiamo incontrato una giornalista georgiana, che vive in Italia da qualche anno, per una lezione di storia e cultura che ci aiutasse a conoscere quel lontano Paese. La signora, che si chiama Nunu Geladze, indossava un elegante costume tipico di una zona montana della Georgia, adornato di ricami e antiche monete.
Ha iniziato con il presentarci il territorio della Georgia, confinante a nord con la Russia, a sud con la Turchia, l’Armenia e l’Azerbagian, a est con la Russia e l’Azerbagian, a ovest con il mar Nero. Il territorio di questo Stato è quasi completamente montuoso.
Ci ha spiegato che fin dall’antichità, questa nazione era stata in contatto con i greci; il nome Georgia trae, infatti, la sua origine dal greco e significa: popolo che coltiva la terra. Dopo il IV sec. a.C., la Georgia divenne un regno unitario, finché fu conquistata dai romani che, con i greci, lasciarono molte testimonianze della loro civiltà. Dal 65 a.C. al XVIII secolo fu teatro di numerose guerre e cadde sotto diverse dominazioni straniere: prima quella dell’Impero Ottomano e in seguito di quello russo. Nel 1918 divenne una Repubblica Democratica. Nel 1921 fu nuovamente occupata dalla Russia fino al 1991, anno in cui riconquistò definitivamente la sua indipendenza.
Attualmente la Georgia ha una superficie di 69.700 kmq e circa 5.454.000 abitanti. La popolazione è multietnica: in Georgia coabitano ben 80 etnie diverse; i georgiani rappresentano il 70% del totale, seguiti da Armeni, Russi, Osseti, Azerbaigiani, Ucraini, Curdi, Ebrei ed altre nazionalità. La religione è prevalentemente cristiana ortodossa, ma insieme ad essa convivono altre religioni e non è raro vedere chiese cattoliche o ortodosse, accanto a moschee o sinagoghe. In Georgia non si è mai diffuso l’antisemitismo. Tbilisi, la capitale, è chiamata “la città calda” per la presenza delle terme.
Un importante fatto storico, riguardante questo stato, fu il conflitto in Ossetia, nel Caucaso, che ha provocato la cacciata dei georgiani da quella regione. Con la Russia ci fu anche una guerra per il controllo dell’Abkhazia, una regione molto fertile, che oggi è autonoma ma sotto il controllo russo.
La nostra interlocutrice ci ha spiegato che i georgiani, nonostante questi conflitti ed i problemi economici che li affliggono, sono molto allegri, forti e coraggiosi. Amano le feste e considerano molto importante l’accoglienza. L’ospite è “un dono di Dio”, ogni volta che lo si accoglie, si deve imbandire immediatamente la tavola. Racconta una leggenda: un uomo si trovò di notte in un villaggio sconosciuto, bussò ad un portone e lo accolsero volentieri e, secondo la tradizione, prepararono la tavola. L’ospite mangiò e bevve e si mise a cantare; la famiglia accettò. Il giorno dopo, l’ospite, ringraziando il padrone di casa, si accorse che le donne erano vestite di nero, chiese la ragione e gli fu spiegato che la famiglia stava vegliando il padre del capofamiglia defunto poco prima del suo arrivo.
Questo popolo ama la musica, la poesia e la danza. Si dice in modo spiritoso che su cinque georgiani quattro cantano e tre suonano. Un uomo georgiano deve sapere intrattenere le persone durante i banchetti, che contano anche 300 invitati, per questo deve saper recitare a memoria poesie, detti, raccontare storie e possedere buone capacità canore; inoltre non deve ubriacarsi, cosa che i georgiani, pur essendo grandi bevitori generalmente non fanno mai.
A questo punto, la giornalista ci ha fatto ascoltare dei canti polifonici tradizionali ed ha recitato alcune poesie in georgiano, traducendone il messaggio. La frase di una canzone molto significativa per tutti i georgiani diceva: NOI VIVREMO TUTTI ETERNAMENTE. Ha poi scritto del vocaboli alla lavagna, facendoci cogliere la melodia dei suoni pronunciati. Abbiamo così potuto vedere i caratteri dell’alfabeto georgiano, uno dei quattordici alfabeti censiti al mondo, che presenta diversi aspetti in comune con quello etrusco! 
Nunu ha concluso con il mostraci alcuni oggetti tipici, tra cui una bandiera, un cappello, un vaso, un’anfora per il vino, una specie di chitarra, un corno, che può contenere anche un litro di vino.
A noi alunni è piaciuta molto questa presentazione perché ci ha fatto capire l’importanza di conoscere popoli e culture diverse, che non sono così lontani dalla nostra …

Foto dell'incontro

Clicca sull'immagine per visualizzare l'ingrandimento


1. 
Nunu Geladze 
con il caratteristico 
costume georgiano


2. 
Nunu Geladze 
in un altro momento dell'incontro


3. 
Alcune immagini della Georgia


4. 
Prodotti dell'artigianato locale

Linda Teruggi, Luca Rossetto

Un viaggio: un’esperienza di vita

La prof. ci dice spesso che viaggiare è una delle esperienze più arricchenti della vita, che quando si ritorna da un viaggio ci si sente diversi, più carichi e più completi. Al ritorno, quei luoghi che prima erano lontani appaiono vicini e in qualche modo sembrano appartenere a chi li ha visitati. 
Una nostra compagna, Rossana, ha avuto la fortuna di fare recentemente un viaggio a Londra e quello che le ha lasciato dentro questa esperienza è davvero notevole se è riuscita a pensare le cose che scrive in alcune pagine di tema, impostato a lettera, da cui estrapoliamo, con il suo permesso, una parte:

Cara Deborah, 
ormai siamo tornate da due giorni, ma ciò che questo viaggio ci ha lasciato è qualcosa di incancellabile perché l’aria che si respirava a Londra era un'aria di libertà, che ti faceva quindi sentire libera e parte di lei. Non è così? 
Essere stata là mi ha aiutato a riflettere sul razzismo e sul fatto che a volte diciamo cose senza sapere come esse stanno realmente. Infatti io prima di partire non ero entusiasta all’idea di mescolarmi a tante razze. 
Invece, poi, lì, insieme a tutte le persone diverse da me, giapponesi, africani e inglesi, mi sono sentita veramente “cittadina del mondo” e non esistevano più confini. Allora mi sono chiesta: “A cosa serve il razzismo?” La risposta è che non serve a niente perché bisogna aprire la mente a tutta la gente e a tutte le culture, in quanto siamo tutti uguali e abitiamo tutti su questa Terra. 

Queste considerazioni di Rossana ci sembrano vere e quanto mai attuali, vista la situazione mondiale odierna di terrorismo e di guerra. 
Il nostro augurio è che ci sia più tolleranza tra i popoli e maggior capacità a considerare tutti come fratelli. 

Gloria Martelli, Linda Teruggi 


29 Ottobre 2003: GITA A TORINO.
Ricordi, emozioni, riflessioni di alcuni partecipanti.

vedi foto

“Ecco ragazzi, guardate!” – disse la professoressa – “Questa è Torino!”
Mi accostai al finestrino... la fredda città, coperta dalle nuvole, e il piacevole scroscio della pioggia mi trasmetteva malinconia.
Pur essendo soltanto ottobre, già si avvertiva l’arrivo dell’inverno.
L’autobus procedeva abbastanza lentamente, con qualche sobbalzo.
Attraversato un ampio ponte s’incominciò a scorgere delle vecchie abitazioni che sorgevano l’una accanto all’altra.
Con la solita esuberanza sempre, la professoressa di lettere cominciò a spiegare l’antichità della città, continuando ad illustrarci i nomi e la storia d’ogni palazzo.
Lo scopo della gita era visitare il Palazzo Reale e la parte più antica e storica delle città.
Nel mattino eravamo stati ad un insolito “parco scientifico” chiamato “Esperimenta 03”, situato poco lontano, ove avevamo assistito ad alcune dimostrazioni.
Sapevo che non avremmo visto molto, infatti, avevamo solo la mattinata per visitarlo.
Così ci furono mostrati solo cinque o sei esperimenti, tra i quali vi erano: la centrifuga, il pendolo del caos, la bicicletta sul filo, la vetrina magica (...)
“Streek!” – la brusca fermata dell’autobus mi riportò alla realtà del presente, lasciando al passato i ricordi.
L’autobus si era fermato proprio dinanzi all’imponente Palazzo Reale –accanto al quale vi era il Duomo di Torino.
All’interno del palazzo c’è stata consegnata dalla professoressa una scheda da completare durante la visita.
Così, penna in mano, abbiamo attraversato alcune sale imponenti, come la Sala del Trono, la Sala da pranzo, la Sala della Collezione...
Ma la sala che mi è piaciuta di più è stata la prima: il salone della Guardia Svizzera.
Aveva il pavimento a scacchi neri e bianchi, un bellissimo camino barocco in marmi policromi e un busto marmoreo raffigurante Vittorio Emanuele II di Savoia.
Lì era vissuto Carlo Alberto e in una delle sale del palazzo era stata decisa l’Unità d’Italia e prima ancora firmato lo Statuto Albertino.

         Chiara Venanzetti

 

Una città fredda e uggiosa, così ci appariva Torino ieri mattina al nostro arrivo: il cielo era cupo, il Po scorreva lento nel suo letto e il colore verde del parco in cui ci stavamo per fermare ravvivava quell’ambiente malinconico.
Avevo capito a mala pena cosa fosse EXPERIMENTA ‘03 e morivo dalla voglia di visitarlo. Essa si presentava a noi come un insieme di capannoni disseminati qua e là, ognuno contenente un laboratorio specifico.
Mi è parso di capire che la mostra, dedicata ai fenomeni fisici, chimici e magici, avesse come scopo quello di dimostrare che dietro ad ogni cosa che ci può sembrare “paranormale”, in realtà vi è una spiegazione scientifica. Infatti abbiamo avuto modo di constatare che i fachiri non sentono praticamente nulla sdraiandosi sui chiodi (come alcuni compagni hanno provato a fare sotto il nostro sguardo incuriosito e quello spaventato delle prof.), perché basta distribuire in modo uniforme il peso; così come basta essere celeri e lesti per fare sei o sette passi sui carboni ardenti (che poi tanto ardenti non sono, visto che conducono il calore in modo pessimo).
Anche il cinema ormai non ha più segreti per noi, perché la chimica ci ha spiegato come si ottiene il sangue finto con un semplice miscuglio.
I più temerari hanno provato la potenza della forza centrifuga con il rotor e quello della corrente elettrica con il rizza capelli, davanti agli occhi di chi, come me non ha avuto il coraggio di provare queste emozionanti esperienze…

  Rossana Gnemmi

 

(…) Dopo un pranzo veloce, il pullman ci ha portati nel cuore del capoluogo piemontese, più precisamente in Piazza Castello, su cui si affaccia la parte medievale del Palazzo Madama. In esso verso l’altra facciata, di costruzione più recente, al tempo del 1° re d’Italia Vittorio Emanuele II, era collocata la Camera del Senato, prima che la capitale fosse trasferita a Firenze.
Successivamente abbiamo notato la facciata del Palazzo Reale, dove poi saremmo entrati e ci siamo diretti a fare una breve visita al centro storico della città.
Passati per Via Roma, ci siamo incamminati verso Palazzo Carignano, ove in passato visse Carlo Alberto e nacque il figlio Vittorio Emanuele II.
La facciata principale di stile Barocco era di mattoni rossi, mentre quella sul lato opposto presentava marmi.
Prima di entrare al Palazzo Reale, abbiamo fatto una breve pausa per rigenerarci delle energie perse durante il cammino ed essere freschi nuovamente, e pronti a scorgere altre bellezze.

  Marco Molli

 

(…) Il Palazzo Reale era bellissimo, con delle stanze decorate che sembravano quelle in cui ambientano film. Doveva essere un sogno abitare in belle “case” così!!
La guida iniziò la sua visita al Palazzo, portandoci a salire un enorme scalinata, in stile Barocco. Questa scala aveva un soffitto molto alto, e occupava due piani del palazzo. Ci condusse nel “Salone della Guardia Svizzera” con arredi e decorazioni del Seicento e ottocentesco, su una parete c’era un camino in marmo di Carrara ancora funzionante, ma la guida ci ha spiegato che il riscaldamento delle stanze non avveniva tramite il camino, ma attraverso bocchettoni che portavano l’aria calda fino al piano superiore. In quella sala ottocentesca c’era il soffitto a cassettoni, il pavimento, i candelabri alle pareti e il camino. Su una parete di quella stanza c’era dipinta una battaglia del 1550 circa, che venne vinta dai Savoia.
Attraversammo quella stanza arrivando nella “Sala dei Corazzieri”, nella quale abbiamo potuto ammirare calici dipinti raffiguranti le incoronazioni di Carlo Alberto; sulle pareti anche degli arazzi di manifattura Bovè-Francese del 1700.
Il lampadario di questa stanza era grandissimo e pesantissimo, di cristallo di Boemia; sulle candele  poste nei candelieri c’era il simbolo dei Savoia: la palma, che si poteva vedere anche sul pavimento ottocentesco in legno…

Valentina Albertinazzi

 

 


Monumento equestre a Piazza San Carlo
Qui potete ammirare un eccellente equilibrista sul filo a 6 metri di altezza

Qui invece ci sono due fachiri distesi su veri chiodi di 5 cm, che però non possiamo vedere bene

Qui invece ci siamo scatenati in una danza rituale negra chiamata CANDOMBLÈ

Foto di gruppo. Potete notare il Palazzo Reale nella sua maestosità.   Qui possiamo osservare la nostra scolaresca davanti al maestoso Palazzo Carignano Qui possiamo vedere la nostra scolaresca davanti alla facciata neoclassica

 

 

     

Come si chiama il re più amato dai bambini? Il re-galo !!!

Cosa fa un vigile in mare? multe salate!!

Come si chiama la Barbie vegetariana? Barbie-bietola!

Che cosa è tuo ma lo usano di più gli altri? Il nome!

Come si vestono i calciatori che giocano in casa? 
In accappatoio e in pantofole !!! 

Qual è il colmo per un gatto? Vivere in una topaia!

  by Luca Ferri

 

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