RACCONTI:

Jack e la casa misteriosa
IL MISTERO DI QUEL SORRISO… 
Impressioni davanti alla Gioconda 
Un bosco magico

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Anno 2003-2004

ultimo aggiornamento: 20/02/2005

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Jack era un ragazzo rimasto orfano e per questo era stato affidato a sua zia Cornelia. Jack per lei era un peso e lo trattava come un servo. Un giorno, stanco di sua zia e dei suoi ordini decise di scappare da casa. Scavalcato il cancello d’ingresso vide sul ciglio della strada un cagnolino. Lui, credendo che fosse feroce, iniziò a correre, il cane subito lo seguì. Dopo un po’, stanco, si fermò davanti a una vecchia casa...

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IL MISTERO DI QUEL SORRISO…
Impressioni davanti alla Gioconda

 

Se la Gioconda potesse esprimersi… chissà che cosa scriverebbe nel suo diario… Marta ha provato a calarsi nei suoi panni: 

22 gennaio 2004

Caro diario,

che noia, che strazio! Sempre qui a sorridere, sempre essere guardata da tutti! No, no, no. Voglio il mio avvocato! Non è giusto, affatto! Devo sempre stare qui, ferma, immobile, zitta e sorridente! Tante volte mi viene da piangere, ma non posso, altrimenti addio al dipinto più famoso del mondo e poi, piangere rovinerebbe il mio look e il fondotinta si scioglierebbe! Non parliamo poi dell’ombretto! Voglio tornare all’epoca di Leonardo, dove tutti non facevano caso a me. Maledetto quel giorno di fine Settecento quando quel Napoleon, Napoleoni o Napoleone, non so bene come si chiami, mi portò in Francia. Tutti parlavano con la “erre moscia” non riuscivo a capire niente di quello che dicevano.
Meno male, però, che hanno inventato i traduttori, altrimenti sarei ancora come una contessa in mezzo alla giungla! Io, così bella, dolce, fine e delicata! Almeno Leonardo, quando mi dipinse, in quel lontano 1501, aveva rispetto. Sembrava che mi facesse un massaggio! E poi l’eleganza delle pennellate, la prodezza nel disegno!
E quell’amabile dialetto toscano con cui parlava. Ah, se fossi stata reale! Beh, peccato!
Ora sono qui al Louvre, guardo impassibile la gente che mi cammina davanti. A furia di vedere gente che passa… guarda! Un ragazzo sta rubando i soldi dalla borsetta di una signora! Beh, non facciamoci caso. Non sono una ragazza che va sul particolare, più che altro non voglio farmi la fama di spiona. Tanto ci sono le telecamere!
Ti saluto perché devo tornare ad annoiarmi
.

 


Ma sono davvero tanti i turisti che si accalcano per vedere la Gioconda? E da che cosa maggiormente rimangono affascinati? 
Lo chiediamo a Cinzia, una nostra compagna, che durante le vacanze natalizie si è recata a Parigi ed ha avuto modo di visitare il Louvre. 

…Il Louvre è da tutti riconosciuto come uno dei musei più belli e più famosi d’Europa e penso che la sua popolarità sia sicuramente collegata alla Gioconda, quadro conosciutissimo del “nostro” Leonardo da Vinci. I turisti sono particolarmente attratti dal soggetto del quadro, noto anche con il nome di Monnalisa. Il motivo di questa popolarità non mi è molto preciso, ma posso ipotizzare che il solo fatto di essere stato eseguito dal grande maestro “da Vinci” favorisca questo interesse. In molti rimangono rapiti dal sorriso di questa donna e non so capirne il motivo. Devo confessare che io non sono rimasta particolarmente meravigliata da questo viso, quanto dalla folla interessata a questo dipinto. Vi erano più addetti a curare la gente nella stanzetta dove è custodito che in tutte le altre stanze! Le persone quasi s'incantavano davanti al quadro, come se fosse una “meraviglia del mondo”.
Trovandomela davanti mi è venuto da chiedermi: cosa avrà pensato quella dama mentre veniva ritratta? Poteva immaginare Leonardo che la Gioconda sarebbe diventata una delle opere più apprezzate al mondo?
Avremo mai delle risposte a queste domande?


Non sappiamo, cari lettori, se esistono le risposte alle domande che Cinzia si è posta, tuttavia nella ricerca che abbiamo svolto abbiamo appreso alcune cose interessanti di cui vi vogliamo mettere a conoscenza.
Dovete sapere che la Gioconda è il ritratto di una gentildonna fiorentina, identificata con Monna Lisa di Giocondo. Ella è rappresentata a mezza figura e di tre quarti sullo sfondo di un paesaggio roccioso con due laghi posti su un diverso livello. L'atmosfera suggestiva e il sentimento di malinconia che suscita sia il paesaggio che la figura è accentuato dall'uso dello sfumato leonardesco. La donna appare misteriosa, ambigua e sfuggente per il modo con cui Leonardo ha lasciato indefinite alcune parti del volto (la bocca, gli occhi), immergendola in una morbida penombra. Il famoso ed ineffabile sorriso è un espediente dell'artista per dare vitalità e mobilità psicologica al personaggio. Alle spalle della figura si apre un immenso paesaggio, ottenuto con il digradare dei colori. Lo sfumato, che rende indistinti i colori, immerge figura e paesaggio nella stessa atmosfera “nebbiosa” e questo rende la Gioconda un ammirabile quadro.
Così ammirabile che qualcuno tentò di rubarlo dal Louvre (ed è forse per questo che la stanza è così presidiata dalle guardie) per ammirarselo a casa propria in tranquillità. 
Si, avete capito bene. Ciò è accaduto ottanta anni fa.
Il 22 agosto del 1911 la Gioconda ha lasciato indisturbata il museo parigino per inerpicarsi lungo i tortuosi sentieri della Val Veddasca, dove rimase nascosta per due anni. Lo scalpore per il clamoroso furto fu enorme. 
Le indagini portarono però a mascherare il colpevole, che banalmente si giustificò dicendo che la Gioconda era un bene italiano e che di conseguenza doveva essere conservato in un museo del nostro paese.
Così mentre la Francia impazziva dal dolore, la Gioconda se la rideva in Italia, lontana per un po’ da tanti occhi curiosi, interessati a carpirne i segreti…

 

Gloria Martelli, Linda Teruggi, Giovanna Guagliardo e Chiara Venanzetti

 

UN  BOSCO  MAGICO

C’erano una volta, in un villaggio, due bambini, che si chiamavano Sara e Simon. Sara era alta, bionda con i capelli lunghi e crespi, con gli occhi verdi e con tante lentiggini. Di solito, Sara indossava un vestitino rosso a pois. Simon invece era alto, paffutello con gli occhi azzurri e i capelli neri come l’ebano; indossava dei jeans e una maglietta blu notte. 
Un giorno i bambini si allontanarono dal villaggio, mentre giocavano a fare gli esploratori, così si persero. Camminando  si ritrovarono in un bosco buio, sinistro e pauroso; lì videro una grotta, entrarono e decisero di trascorrerci la notte. Il tempo passò tranquillamente fino a mezzanotte quando furono svegliati da un forte rumore. Aprirono gli occhi e videro una luce che illuminava  come una lampada la grotta, solo allora si accorsero che le pareti della caverna erano costellate di stalattiti e stalagmiti. Alcuni secondi dopo, guardandosi intorno, scoprirono che quella luce proveniva dal retro di una stalagmite. Sara chiese a Simon: “ Che cos’è quella luce?” e suo fratello rispose: “Non lo so. Che ne dici, andiamo a vedere?”. Sara non poteva dire di no a suo fratello: l’avrebbe presa in giro per sempre, e così rispose: "Ok, ci sto!”. Andarono a vedere e indovinate cosa trovarono? Eh sì, erano proprio dei folletti, tutti diversi e luminosi. Sara e Simon capirono che erano loro a emettere quella luce. Sara allora chiese: “Chi siete voi?”. I folletti risposero: “Noi siamo i folletti della grotta e se volete vi possiamo condurre da Pasticcino, il nostro re”. I bambini accettarono ma con un po’ di esitazione. 

I folletti come previsto li portarono da Pasticcino, un folletto grande, ricco, con le ali argentate e con una corona di oro blu. Sara e Simon si spaventarono alla vista del folletto e così Sara scoppiò a piangere, e disse al folletto: “Voglio la mia mamma! Mi devi portare a casa!”.  Simon, così chiese ai folletti: “Ci accompagnate a casa?”.  I folletti risposero in coro: “ Certamente!”.
Il giorno seguente Pasticcino raccontò ai bambini del suo gemello malvagio, Pasticcione, e dei suoi folletti crudeli e li mise in guardia da loro. Subito dopo Pasticcino tirò fuori dalla tasca della giacca un grosso anello blu, con tanto di diamante di color argento e spiegò loro che
quell’anello era magico che li aveva sempre protetti. I ragazzi rimasero estasiati. Purtroppo quel pomeriggio i folletti buoni, chiamati anche Rax, furono catturati e imbavagliati dai loro nemici, i folletti di Pasticcione; essi però non si ricordarono dell’anello blu che rimase nelle mani dei folletti buoni. Allora, grazie all’anello magico, i nostri amici riuscirono a liberarsi e così sfuggirono dalle arti dei folletti cattivi, che, nel frattempo, stavano accompagnando a casa i bambini, con il reale intento di catturarli. Infatti li imbavagliarono e li rinchiusero in una gabbia.
I Rax liberarono subito i bambini che non volevano uscire dalla gabbia, perché erano molto spaventati ed avevano scambiato i loro liberatori per gli altri folletti. Ma quando i Rax tirarono fuori dalla tasca l’anello, i bambini li abbracciarono perché li avevano riconosciuti e si fecero accompagnare a casa. Sara, appena ritrovata la sua famiglia, abbracciò forte la mamma, e così fece anche Simon. La mamma e i ragazzi ringraziarono Pasticcino e tutti i suoi folletti poi li salutarono. Così vissero felici e contenti fino alla fine dei loro giorni, anche se sapevano che Pasticcione  poteva colpire di nuovo.

Ilaria Martinelli, Debora Platinetti, Elisa Rossi

 

     

Il programma di pulizia di Pierino è: 
LUNEDI: mi lavo i capelli.
MARTEDÌ: mi lavo la faccia.
MERCOLEDI: mi lavo i denti.
GIOVEDI: mi lavo le orecchie.
VENERDI: mi lavo le mani.
SABATO: mi lavo i piedi
DOMENICA: cambio l’acqua!!!

  by Luca Ferri

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