Galleria Vittorio Emanuele
La Galleria Vittorio Emanuele, chiamata più semplicemente “la Galleriaâ€, è una delle opere pubbliche più conosciute di Milano. Essa risale al 1800 e collega piazza Duomo a piazza la Scala. È riconducibile ai famosi passaggi parigini ottocenteschi, con la differenza che la Galleria di Milano ha avuto molto successo, al contrario di questi ultimi, falliti per la loro ristretta dimensione e il poco utilizzo chegli hanno lasciati come ambienti degradati. La Galleria, paragonabile ad una strada coperta, già all’inizio era un punto di incontro e di commercio ove luce, colori, ricchezza, lusso segnavano l’ambiente raffinato.Â
La Milano ottocentesca avvertiva la necessità di allinearsi con le altre importanti città europee. All’epoca Milano era sotto il dominio austriaco, e furono proprio gli austriaci a pensare ad un’ opera pubblica per “tenere a bada†i milanesi.
Inizialmente si pensò di sistemare piazza Duomo, poi si costruì piazza la Scala. Con le successive guerre d’indipendenza la questione fu abbandonata. Sorse solo poi l’idea di collegare le due importanti piazze: piazza Duomo e piazza la Scala.
Entrarono in concorso numerosi architetti, ognuno dei quali presentò il proprio progetto. Già in partenza si interessò al progetto†Dante†dell’architetto bolognese Giuseppe Mengoni. Mengoni pensa a una strada coperta che collegasse piazza la Scala a piazza Duomo. Il suo progetto prevedeva anche due archi di trionfo alle entrate.
La Galleria ha due assi: quello nord-sud, detto laico, e quello est-ovest, detto cattolico. Il progetto di Mengoni viene approvato. Per realizzare la Galleria bisognava attraversare tre fasi: espropriare ai proprietari gli edifici presenti nella zona prevista per la realizzazione dell’opera; abbattere gli edifici; costruire l’ opera. Qui entrò in gioco una società londinese, che realizzò l’intero progetto in soli due anni, un tempo brevissimo se si considera la tecnologia dell’epoca e in cambio ricevette la proprietà degli edifici, mentre la strada rimase al comune di Milano.
Secondo Mengoni la Galleria doveva essere un luogo di ritrovo e di negozi, da qui l’esigenza di avere una pianta flessibile, in cui accorpare o dividere senza problemi più locali. A tal fine nacque la necessità di occupare il minor spazio possibile con le strutture adibite al sostenimento dell’ opera, cosa che si realizzò con l’impiego di una linea costruttiva in muratura armata, capace di reggere una grande quantità di peso.
La copertura è in ferro, poi perfezionata da un’ industria siderurgica di Parigi,la città che ai tempi era considerata la “capitale del ferroâ€. In soli sei mesi si montarono tutte le cupole. La pavimentazione è in marmo, con decorazioni e ottagoni di vetro,attuate per dar luce ai magazzini sottostanti.
Gli archi alle entrate, su cui Mengoni insisté tanto, furono realizzati dieci anni dopo e si dimostrarono un fallimento: infatti nascondevano gran parte dell’ opera. Mengoni morì cadendo da un’impalcatura dell’arco.
Gli edifici di fronte alla piazza vennero demoliti con la visita del kaiser Guglielmo I avvenuta qualche anno dopo.Â
Lorenzo Duso e Francesco Tacchino
Galleria Fotografica
Galleria Vittorio Emanuele | Galleria Vittorio Emanuele |
Duomo visto dalla Galleria | Monumento a A. Manzomi |
Casa in cui visse Manzoni | Targa |
Forno delle grucce | La scrofa semilanuta |
Foto di Paolo Grazioli