Racconti:  Mistero al castello  

Mistero al castello 

Racconto di Francesco Barcellini.

Il povero signor Heskey aveva perso la vita in quella drammatica vicenda. Le campane che annunciavano l''inizio del suo funerale avevano appena smesso di suonare. Le circostanze della sua morte erano davvero insolite. Ma che cosa era successo? Com''era morto il signor Heskey? Per rispondere a questi interrogativi bisogna tornare indietro di un po'' di tempo.
 Il signor Heskey, proprietario di un lussuoso castello in Gran Bretagna, aveva  assunto due camerieri tuttofare nuovi di zecca. Da quel momento aveva cominciato ad ammalarsi. Era come impazzito: perdeva la memoria, aveva strane allucinazioni e di notte urlava come un forsennato e dichiarava  di sentire strani rumori la notte...

Dato il protrarsi della malattia, decise di invitare i suoi due unici parenti ancora in vita a passare con lui quel poco di tempo che gli sarebbe rimasto. Così, pochi giorni, dopo suo nipote con la moglie arrivò al castello per assistere il nonno.
Nel giro di pochi giorni anche i due accusarono gli stessi sintomi. I camerieri erano disperati; avere a che fare con tre pazzi non era certo cosa semplice. Decisero così di consultare i medici migliori d''Europa, senza che alcuno trovasse la soluzione al problema.
Intanto i giorni passavano e l''anziano signore continuava il suo tracollo verso la tomba. La donna, in un raro momento di lucidità, decise di chiamare un detective, cominciando a pensare che ci fosse sotto qualcosa di losco. Con qualche riserva del marito, optò per un detective privato americano. La sua fama era infatti sbarcata oltreoceano. Il detective di nome faceva Prayd, Dwyane Prayd, come amava presentarsi. Non credo di esagerare se dico che Sherlock Holmes in confronto era poco più che un novellino. Cominciò immediatamente a perlustrare la parte inagibile del castello, ma si vedeva che non lo faceva con molta attenzione, come se fosse convinto che in quella zona in disuso da secoli non si potesse nascondere nulla di interessante. Infatti, dopo una lunga giornata di ricerche,non trovò nulla fuorché delle cartacce polverose, vecchie secoli e scritte in una lingua indecifrabile.
Dopo la scoperta di quella sera il detective uscì dal suo stanzino soltanto per mangiare, e così per parecchi giorni. Era un comportamento a dir poco strano e, dato che la sua stanza era insonorizzata, nessuno poté capire in anticipo cosa stesse combinando. Nei pochi momenti di aria fresca che si concedeva si coglieva il suo stato: aveva delle occhiaie profonde come burroni e un''insopportabile puzza di fumo addosso. Dopo una ventina di giorni di reclusione totale e volontaria il detective uscì trionfalmente dal suo stanzino. Aveva in mano le cartacce trovate settimane prima e blaterava qualcosa di incomprensibile. Quando ebbe riunito tutti e si fu calmato, esclamò con aria solenne:
- "Sono riuscito a decifrare la scrittura di quelle carte. Come pensavo è qualcosa di utile alle mie ricerche o comunque al vostro conto in banca".
Seguì uno sguardo di incomprensione tra i presenti.
- "Quei documenti antichi e scritti in una lingua che non mi ricordo da chi e dove ho imparato, narrano che nelle fondamenta di questo castello si nasconde un giacimento d''oro così grande che non ne esiste altro migliore. Non so ancora chi, ma credo che qualcuno qui stia recitando la parte della talpa".
Un oooh collettivo seguì le dichiarazioni del detective.
Dwyane, dopo una notte di riposo, decise di interrogare le uniche persone normali di quel castello, i camerieri. Essi dichiararono di essere ancora sotto shock e di essere sempre più preoccupati per le condizioni del loro padrone. Prayd si convinse che dicessero la verità anche se, in cuor suo, sapeva che la faccenda si sarebbe conclusa sotto il segno del sangue. Infatti, mentre si avviava verso il suo stanzino, vide la porta della cantina aperta. Ci entrò e trovò il signor Heskey morto, ucciso da un colpo di piccone rinvenuto vicino al cadavere. Proprio lì vicino c''era un buco che dimostrava che il vecchio stesse cercando l''oro. Si precipitò di sopra e indì la seconda riunione straordinaria. Iniziò subito col dire
- "Questa è una sera che in molti qui ricorderanno. Il primo e più importante motivo è che il signor Heskey è deceduto e qualcun altro mi dovrà pagare, il secondo è che sono convinto che a ucciderlo sia stato uno di voi".
Poi il nipote, ormai inspiegabilmente guarito, se ne andò seguito da tutti gli altri. Il detective rimase solo a pensare e il suo primo pensiero fu che, forse, nessuno lo avrebbe pagato molto volentieri. Le prime persone sospettate erano i camerieri e quindi decise di spiarli per tutta la sera. Carpì parecchi discorsi interessanti, poi li vide maneggiare qualcosa che gli sembrava aver visto durante i suoi viaggi in Congo.
Per essere più sicuro di ciò che pensava fece una ricerca nell''attrezzatissima biblioteca del castello. Dopo circa due ore di ricerca e un ora di origliamento nelle stanze, Prayd indì la sua terza e ultima riunione straordinaria. Iniziò subito dicendo
- "Come avevo previsto nessuno, a parte lei signora, potrà pagarmi lo stipendio. Intendo dire che se il colpevole è sempre il maggiordomo, maggiordomi in questo caso, qualcuno che li comanda c''è. Infatti lei, signor Heskey, la vedo implicata in questa storia più delle sue due pedine. Sapeva che suo zio sarebbe presto impazzito e che avrebbe invitato lei, che oltre ad essere già a conoscenza del giacimento era anche il suo unico parente, ad assisterlo nei suoi ultimi istanti di vita. Nessuno avrebbe creduto ad un pazzo che sente rumori la notte. Restava il problema di sua moglie che non è certo pazza. Conosceva tuttavia un modo per farla zittire. Anche lei come me ha viaggiato in Congo ed è venuto a conoscenza di una pianta che, venendone a stretto contatto, provoca l''impazzimento totale, ma non duraturo. Per questo ordinò ai suoi complici di scioglierne una foglia nella camomilla di sua moglie; non poteva pensare che la sua metà avrebbe chiamato un detective. Restavo solo io e quindi mi avete messo in una stanza insonorizzata. Quando avete scoperto l''anziano che scavava l''avete prontamente ucciso. Purtroppo avete trovato me sulla vostra stra…".
A queste parole il colpevole gli sferrò un montante destro da far paura e gli puntò la pistola alla gola. Il detective, con estrema freddezza esclamò
- "Ci sono più poliziotti nascosti in questa stanza che neuroni nel suo cervello quindi, se mi uccide, non farà altro che prendersi altri trent''anni".
I camerieri, in preda alla disperazione, provarono a scappare, ma furono prontamente fermati.
Il nonno chiuse il libro dei gialli e guardò fuori dalla finestra, nel cielo era finalmente spuntata la luna.


              
Francesco Barcellini



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Pubblicato da Redazione - giovedì 19 gennaio 2006 - 17:14:00
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