Racconti:  La capanna fantasma  

capannaIn un giorno nebbioso e tempestoso, mi trovavo nelle pianure del selvaggio West. Dopo un lungo cammino, giunsi in prossimità di una catapecchia ormai decadente e abbandonata da più di 100 anni. La gente del villaggio diceva sempre: “Non varcate il cancello perché in quella catapecchia abita un fantasma malvagio, che mangia le vittime che osano esplorare quello che resta del decadente edificio.” ...

In realtà, la capanna nascondeva l’entrata di un’antica miniera, ancora più antica del fantasma !!
Ma io a quelle dicerie non credevo e varcai il cancello. La catapecchia era alta quasi come la casa dove abito ora, che ha due piani; era fatta d’assi di legno e aveva all’ingresso un’insegna rovinata. Mi addentrai nella miniera e iniziai a fotografare quello che vedevo, ma all’improvviso il fantasma apparve davanti a me. Era alto, portava un cappello a cilindro di paglia, aveva una folta barba bianca ed una faccia minacciosa, indossava una camicia azzurra, delle bretelle blu sorreggevano i pantaloni sgualciti e dello stesso colore. Mi fece una tipica risata da fantasma e mi disse:
“Cosa ci fai qui? Sei venuto per cercare riparo? E allora entr…”.
In quell’istante, un fulmine prese in pieno il fantasma che fece in tempo a lanciarmi un libro. Lo esaminai. Era un diario dove c’era scritto: Giovedì 11 Agosto 1843. Lessi una pagina.
“Sono in miniera e sto portando fuori il mio carrellino di diamanti, spero che in questa miniera…”
Il racconto s’interruppe con un segno senza senso. 
Io ero inzuppato d’acqua, così salii su un carrellino che partì via a razzo, addentrandosi nella miniera. Dopo salite e discese su binari rotti e con pareti cadenti, il carrellino si arrestò in una stanza buia. Vidi un lumino, che rischiarava una figura incerta: era il fantasma, che, seduto su una sedia a dondolo, mi rivelò come tanti anni fa, ovviamente quando ancora era in vita, aveva raccolto i diamanti e li aveva messi su un carrellino; però un masso gli era caduto in testa, uccidendolo, così si ritrovò fantasma. Per questo da tanti anni continuava a cercare il carrellino con i diamanti, ma inutilmente.
Io cercai di fare una domanda, ma il fantasma sparì e il carrellino, su cui mi trovavo, ripartì. Io allora tirai una leva, che avevo notato, ed esso deviò; però al posto di fermarsi, si diresse contro un muro di pietre completamente scheggiate e appuntite come coltelli, chiusi gli occhi, pronto al peggio, ma il muro si aprì e mi ritrovai in una stanza. Era un locale circolare, tutto di pietra, con tanti binari che s’incontravano al centro, dove c’era un altro carrellino rovinato, carico di diamanti. Era il vagoncino perduto!
In quell’istante riapparve il fantasma, dicendomi che, dopo tutto quel tempo da solo, voleva un amico, così cercò di trattenermi. Io non sapevo come liberarmi, però mi ricordai di averlo visto sensibile ai tuoni e ai fulmini. lo convinsi a portarmi fuori e gli regalai un pezzo di ferro raccolto nella miniera, poi iniziai a scappare mentre il fantasma mi rincorreva. Come pensavo il ferro, che lui teneva in mano, attirò il fulmine che sconfisse il fantasma dissolvendolo.
Da quel giorno, abbandonai l’idea di recuperare i diamanti e non mi avvicinai più a nessuna catapecchia. 

Federico Tacca



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Pubblicato da Redazione - domenica 12 febbraio 2006 - 01:05:54
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