Racconti:  Racconto giallo: IL MISTERO DEL LUNA PARK  

delittoIn una fredda e nebbiosa mattina invernale, il detective Jack Haier e il suo aiutante Ted vennero chiamati da Carlo, il guardiano di un Luna Park della periferia di Milano, per la risoluzione di un caso molto strano e ambiguo. Appena Jack e Ted si recarono sul luogo, il guardiano cominciò a raccontare l’accaduto: ”Ieri sera, prima di chiudere, ho fatto un giro nel Luna Park per controllare che tutto fosse a posto e in ordine ma, vicino alla ruota panoramica, ho visto un corpo, ormai senza vita, ed ho capito che si trattava di una ragazza molto giovane, che avevo già visto tre giorni addietro. Al collo aveva una corda, probabilmente era quella usata dall’assassino per strangolarla, tra l’altro indossava una maglietta di colore verde e un paio di jeans. Ora vi porto sul luogo nel quale è stato commesso il crimine”. Si recarono dunque alla ruota panoramica e l’assistente Ted, vedendo lo stato del cadavere, si spaventò molto, emettendo un gemito di orrore. Il detective, invece, rimase impassibile, senza dire nulla, poi aggiunse un po’ perplesso: “Senta signore, lei ha qualche sospetto sull’identità della ragazza o su quella dell’assassino?”. Lui si mostrò un po’ indeciso su cosa dire: “Sì, un sospetto ce l’avrei, ma non vorrei condurla su una strada errata, presumo che…il colpevole possa essere una donna che da qualche giorno si aggirava nel Luna Park con aria circospetta, se non ricordo male, mi sembrava molto alta, magra, con capelli ondulati e rossi”. Ted, pensieroso aggiunse: “Non è meglio che chiamiamo gli agenti della scientifica, così chiariamo i fatti con più precisione?”. Tutti acconsentirono annuendo e con una rapida telefonata, li contattarono. Dopo circa un quarto d’ora arrivarono gli esperti e si disposero subito ad esaminare il corpo della vittima e il terreno circostante: dopo aver ispezionato tutto minuziosamente, trovarono le impronte di un felino, una lattina spaccata a metà e l’involucro di una merendina. I reperti furono portati in laboratorio ed analizzati meglio quindi gli agenti comunicarono al detective, tramite una lettera, le conclusioni tratte: le impronte appartenevano ad un piccolo gatto, la lattina e la merendina erano state acquistate al supermercato “La convenienza” situato vicino al Luna Park, perché riportavano il marchio di produzione del supermercato stesso. Il detective si ricordò che il guardiano aveva raccontato che, la sera del delitto, era andato proprio in quel supermercato a comprare qualcosa da mangiare, senza specificare che cosa. Pura coincidenza o qualcosa di più? Questo fu il dubbio che tormentò l’investigatore per tutta la notte, così il mattino seguente decise di chiamare il guardiano per interrogarlo. Quando arrivò, gli chiese subito se al supermercato avesse comprato una merendina e una lattina di bibita e la risposta fu affermativa. Quindi la lattina e la merendina trovate sul luogo del delitto dovevano per forza di cose appartenere al guardiano Carlo. Nel corso dell’interrogatorio, il guardiano specificò più cose sulla “presunta” colpevole svelando un’eclatante novità che si rivelò molto importante per lo sviluppo delle indagini: il gatto era sempre insieme alla ragazza che Carlo aveva visto spesso al luna park e che ora era la maggiore indiziata. Questa affermazione fece sospettare al detective che esisteva forse un collegamento tra Carlo e la colpevole. Il particolare che però mancava, determinante per la risoluzione del caso era il nome e l’identità della ragazza. Il guardiano con numerosi giri di parole cercava di tenere lontani gli investigatori dall’argomento, si capiva che non voleva riferire i dati anagrafici della ragazza. Quindi, Ted lo congedò dicendo “Va bene, le sue considerazioni e confessioni potrebbero bastare, vero Jack?”. Il suo aiutante annuì e tutti e tre uscirono, decisi a recarsi ancora sul luogo dell’accaduto, vicino alla ruota panoramica dove trovarono un’ulteriore prova molto importante: un foglietto di carta scritto con un carattere minuscolo. Il detective decifrò subito quel che c’era scritto e lesse un nome: Margot. Il guardiano, sentendo pronunciare quel nome, sussultò, l’assistente di Ted accorse e disse : “Conosci per caso una ragazza di nome Margot?” Il guardiano rispose alla domanda con grande timore : “Sì… a dire la verità… mi sembra che una ragazza con questo nome sia venuta talvolta al mio Luna Park: era una ragazza magra e dall’aspetto furtivo, aveva sempre con sé un gatto”. Il detective aggiunse: “Non è forse quella stessa ragazza di cui ci avevi già parlato?” In quel momento, le parole del guardiano furono interrotte dal passaggio di una donna che corrispondeva proprio alla descrizione fatta da Carlo. Soffermandosi lei gli chiese: “Ciao Carlo, hai risolto il problema della merendina e della lattina di bibita lasciate là?”. Carlo, imbarazzato, la prese da parte e le disse: ”Senti, Margot, sei capitata qui nel momento sbagliato, stavo parlando proprio con i tuoi nemici più temuti, fra poco se non ti allontani arriveranno gli agenti di polizia”. E lasciando in sospeso questa frase tornò a parlare con gli investigatori con aria indifferente, intanto il detective aveva notato un gatto che si strusciava contro le gambe della sua padrona. Prima che se ne andasse, la ragazza fu bloccata da Ted, il quale le chiese se quel gatto fosse per caso suo; lei annuì ma si affrettò ad uscire dal Luna Park. Carlo, per sbaglio, chiamò la signorina gridando il suo nome. 
La dinamica era ormai chiara: il colpevole era sicuramente la signorina Margot. Infatti, una volta fermata e interrogata, confessò finalmente al detective la sua colpevolezza. Il movente del delitto era stata la gelosia nei confronti della vittima perché quest’ultima, (il cui nome era Maria) essendo prima cugina del guardiano Carlo, sarebbe diventata presto l’erede diretta del Luna Park. Infatti il guardiano negli ultimi tempi si era spesso sentito poco bene, quindi fra meno di un anno l’intera organizzazione sarebbe passata nelle mani di Maria. Ma cosa c’entrava Carlo con Margot, la colpevole dell’uccisione di Maria? La risposta è molto semplice: lui ne era stato complice. Margot veniva costantemente informata da lui sugli spostamenti della vittima, che di solito veniva spesso al Luna Park con delle amiche, a lei molto legate; però per sua sfortuna in quel maledetto giorno lei venne al Luna Park da sola, e Margot riuscì così a realizzare il suo piano. Il detective pensò che se quel giorno con la vittima ci fosse stato qualche amico o qualche amica, l’omicidio non sarebbe stato commesso.

Cerri Valentina, Di Salvo Sara, Zanetta Simona



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Pubblicato da Redazione - venerdì 24 marzo 2006 - 17:58:12
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