Racconti:  Un viaggio nell’inferno dantesco  

Un viaggio nell’inferno dantesco

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A cura di Francesco Tacchino

DanteEra tardi, fuori si gelava, ed io nel mio letto caldo mi stavo addormentando. Stavo riflettendo sui miei peccatucci, quando caddi in un sonno profondo.
Di colpo aprii gli occhi e rimasi impietrito. Il paesaggio intorno a me era cambiato; non c’era più la mia scrivania, i miei libri, il mio armadio nulla…

Al loro posto c’erano alberi e vegetazione. L’aria era densa e pesante; guardai in alto, al posto del soffitto c’era un cielo nero come la pece.
Mi alzai dolorante, come se avessi dormito su un letto di spine, e cercai di orientarmi; incominciai a camminare tra gli alberi inciampando nelle loro radici. Ad un tratto sentì un ramo spezzarsi dietro di me e mi arrestai. Mi girai lentamente e vidi una sagoma. Non la riconobbi subito, dato che portava un mantello in testa che gli oscurava il viso; Si avvicinò, e a meno di due metri da me si scoprì la faccia, rivelando la sua identità: era Dante Alighieri, il celebre poeta fiorentino del quattordicesimo secolo. Non aveva un bell’aspetto: era alto e moro, con il viso scavato dalle occhiaie. Allarmato indietreggiai ed inciampai cadendo. Dante si avvicinò e mi porse una mano dalle dita sottili dicendo: “Non ti preoccupare, mortale, io sono qui per guidarti”.
"Dove sono?” osai chiedere. Lui rimase per un po’ in silenzio, poi mi guardò negli occhi ed io, incapace di sostenere il suo sguardo, mi voltai.
"Ti trovi nella Selva oscura: la dimora del peccato ed io sono stato mandato dall’Onnipotente per farti uscire da questo luogo e mostrartene un altro ancora più dannato: l’Inferno”, disse Dante.

[continua]

Francesco Tacchino


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Pubblicato da Redazione - sabato 29 aprile 2006 - 16:27:06
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