Un viaggio nell’inferno dantesco Racconto in più puntate
- TERZA PUNTATA -
A cura di Francesco Tacchino
Quando scendemmo nel girone degli iracondi e degli accidiosi ci ritrovammo di nuovo immersi nel fango. "Anche qui" dissi “c’è fango; mi sembra una palude questo inferno". Non appena mi voltai rimasi a bocca aperta: un'' immensa muraglia proteggeva il centro del girone. Da quelle mura arrivavano urla strazianti. “E'' là che dobbiamo entrare, nella città di Diteâ€, mi disse Dante indicando un cancello affiancato da due maestose torri nere. Ci avviamo verso i cancelli e al nostro arrivo questi si aprirono. Appena entrammo nella città ci accolse uno spettacolo tetro e terrificante...
', 'In una grande fossa si notavano delle tombe infuocate e al loro interno giacevano le anime immobili che strillavano dal dolore. Allora chiesi “ma dove siamo?â€. Dante mi rispose: "Qui ci troviamo nel girone degli eretici, che in vita disprezzarono la fede. Guardando meglio riconobbi alcuni eretici famosi come: Lutero, Calvino, Ario, ecc… . Rimasi impressionato da quelle anime straziate dal dolore ma quando Dante se ne accorse mi trascinò verso il girone successivo, quello dei violenti. Il girone dei violenti, a sua volta, era suddiviso in tre gironi: quello degli omicidi, dei suicidi e dei bestemmiatori.Per ogni girone c’era una pena orribile. Ad esempio: per gli omicidi la pena era quella di restare immersi nel sangue bollente e quelli che tentavano di emergere, venivano colpiti dalle frecce dei centauri. Conversò a lungo con un centauro finchè quest’ ultimo non ci accompagnò verso l’entrata del girone successivo: il girone dei suicidi. Esso mi si presentò come un luogo simile alla selva oscura, ma quando guardai meglio, notai che gli alberi avevano facce umane. Dante mi prese per mano e iniziò a correre verso l’imbarco per il girone successivo. Io chiesi: "Come mai mi trascini in sì tanta fretta?â€. Ma subito dopo udii un grido lacerante simile a quello di una cantante lirica stonata, più simile quasi a un gracidare: "E'' a causa di quelle che dobbiamo affrettarci". Corremmo a per di fiato verso il centro, ma ad un tratto la foresta finì e lo scenario che ci avvolse era simile ad un campo di battaglia: le anime, ancora in forma umana, correvano di qua e di là mentre le arpie piombavano su di loro in picchiata. Iniziammo a correre e fortunatamente riuscimmo ad imboccare il girone successivo. Lì ci apparve una scena un po’ comica: i dannati correvano nudi e frustati da diavoli. Passammo quindi nel girone dei fraudolenti il quale era formato da dieci bolgie percorrendo le quali trovammo: gli adulatori che erano immersi nello sterco fino al collo, i simoniaci che dovevano stare sepolti a testa in giù fino al polpaccio e con i piedi arsi dalle fiamme; gli indovini con la testa girata al contrario; i barattieri immersi nella pece bollente;gli ipocriti che dovevano sostenere cappe di piombo; i ladri che erano morsi in continuazione dai serpenti; i consiglieri di frode che dovevano camminare arsi dalle fiamme; i seminatori di discordia, continuamente infilzati da un diavolo, tra i quali riconoscemmo Maometto ed infine i falsari che erano ricoperti da piaghe. “Non manca molto alla fine†mi disse Dante a quel punto. Notammo che nella decima bolgia c’erano delle torri. "Come mai ci sono delle torri in questo luogo?â€, ma Dante scosse la testa e disse: “Non sono torri, ma giganti:â€. Ci avvicinammo ad uno di loro (Anteo) il quale, dopo aver parlato con Dante, ci fece scendere in un pozzo e durante la discesa sentii una folata di vento gelido e capii presto il motivo.
Il girone dei traditori era formato da quattro zone: Caina, Antenora, Tolomea e Giudecca. Ogni traditore doveva restare con il corpo (tranne la testa) nel lago ghiacciato Cocito. Nella Tolomea notai una testa che mordeva con accanimento l’altra e Dante mi spiegò che erano Ugolino Pisano e il cardinale Rinaldi e che Ugolino avrebbe attuato la sua vendetta in eterno. Al centro della Giudecca vi era Lucifero che con le sue sei immense ali gelava il lago e con le sue tre bocche orribili mordevo le anime di Giuda, di Bruto e di Cassio.
Ad un tratto non vidi più nulla se non la luce che filtrava tra le persiane. Era stato un sogno. Che bello rivedere la luce del sole!
- FINE -
Francesco Tacchino