Racconti:  RIVIVIAMO LA CONQUISTA DEL WEST [2]  

titolo conquista del west

DAL DIARIO DEL SERGENTE J. BROWN
SECONDA PUNTATA

 

21 Luglio 1883

Sono passate due settimane e credo che i miei superiori, se sapessero dove mi trovo ora, mi invidierebbero. 
Ho trovato una baia con un lago rivolto a nord-est. Sono riuscito a costruirmi una capanna di legno e mi sto costruendo una canna da pesca. Cerco di risparmiare le scorte di cibo in scatola per l’inverno che, a quanto ho sentito, è molto rigido da queste parti.
Due giorni fa, durante una mia perlustrazione, ho avvistato un carro di munizioni e, dopo aver lasciato al conducente l'' asino per poter tornare a casa, sono ritornato alla capanna per scaricare le munizioni, le pistole e i fucili. Nonostante la scorta fatta, vorrei costruire un arco per cacciare, piuttosto che sprecare munizioni inutilmente.

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22 Luglio 1883

Oggi ho incontrato un cacciatore indiano. Era una persona meravigliosa! Aveva uno splendido arco decorato; Il corpo gli era stato dipinto con polveri naturali; I capelli erano lunghi e gli ricadevano sulla schiena, ma una ciocca, raccolta a coda, era fermata da una striscia di tessuto rosso che tratteneva anche una penna. Al primo impatto mi è sembrata una donna, ma guardandolo meglio, e ammiratone i muscoli, mi sono accorto che era un uomo. Mi ha dato l’impressione di un Dio e probabilmente lui ha avuto la stessa impressione. Mi sono accorto subito che non era aggressivo , ma, al contrario, socievole, curioso ed allegro.
Resomi conto che era interessato al mio macete, che portavo intorno alla cintola, l''ho staccato e gliel''ho dato. Lui, capendo dal gesto che glielo stavo regalando, mi ha omaggiato del suo arco. Io l''ho accettato ben volentieri, e la mia bocca si aperta ad un: “Grazie. Scambio equo ”; Sapevo che lui non avrebbe capito, ma mi ha risposto comunque con un sorriso a ventitre denti gialli. Non ho compreso bene la sua presentazione, ma ne ho dedotto che era un Sioux. 
D''improvviso mi ha preso la mano e mi ha condotto fino al suo cavallo; sembrava un tutt’uno con l’ambiente: si muoveva agilmente tra gli alberi mimetizzandosi con il paesaggio. Insieme abbiamo galoppato a “pelo” fino al suo villaggio. Mentre mi aggiravo per l’accampamento di tende di pelle, con il mio nuovo amico indiano, la gente mi guardava incuriosita. Intorno a me potevo ammirare tende, mandrie di cavalli, gente vestita con pelli. 
Al centro del villaggio sorgeva un totem (un grosso tronco con intagliato un animale sacro) e vicino ad esso ho scorto un vecchio con una corona di pelle di pelle in testa, che, prontamente, mi ha condotto nella tenda più grande del villaggio. Ci siamo seduti in silenzio su di un soffice manto di pelliccia e l''anziano, dopo aver acceso una pipa e aver fatto una grossa tirata, me l''ha passata. Io, indeciso, da subito ho esitato, ma osservando la faccia serena del capo a quel rifiuto, l''ho presa e ho imitato il gesto. Il fumo che inspiravo era così potente ed eccessivo che non riuscivo ad espirarlo tutto, e così m''è venuto un forte attacco di tosse e, mentre gli occhi mi diventavano rossi, il capo è scoppiato in una grande risata. Alzatosi, ancora con qualche singhiozzo, mi ha aiutato ad uscire. Fuori c’era una piccola folla che alla mia vista, dopo un breve discorso del vecchio, ha lanciato un urlo di gioia. Non ne ero certo, ma credo di essere diventato un Sioux per loro. La sera gli indiani hanno acceso un grande fuoco e ho banchettato insieme ai miei nuovi amici, mentre alcuni danzavano intorno al fuoco.

[CONTINUA ... ]

Francesco Tacchino



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Pubblicato da Redazione - martedì 24 ottobre 2006 - 14:20:49
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