Racconti:  Un viaggio nell’inferno dantesco - 2a puntata  

Un viaggio nell’inferno dantesco

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SECONDA PUNTATA -
A cura di Francesco Tacchino

CerberoPoco dopo sentii dell’acqua scrosciare da qualche parte. Ad un tratto notammo una spiaggia sull’ansa di un fiume. La spiaggia era sovraffollata di anime che bestemmiavano, si spingevano, si picchiavano. In breve, dalla foschia, sul fiume comparve una barca. Su di essa vi era un vecchio dai capelli e barba bianca aveva occhi "di fuoco” nonostante fosse vecchio aveva massicci muscoli. Appena giunto alla costa iniziò ad indicare le anime e a picchiare con il remo quelle che esitavano a salire. Quando si accorse di me e notò che ero un essere vivo, mi incitò ad andarmene dicendo: "Che cosa ci fai qui? Vattene immediatamente, mortale!”. Ma Dante lo zittì ribadendo: ”Non contestare un’ altra volta la volontà del cielo o Caronte”.

Salimmo sulla barca lasciando le sponde ancora calme di anime dannate. Giunti all’ altra riva scendemmo dalla barca e trovammo ad accoglierci un luogo praticamente uguale al mondo esterno ma qui vi si trovano anime di antichi personaggi, come Omero, Archimede, ecc. …
Dante iniziò a conversare con le anime come se fossero vecchi amici ritrovati. Ad un tratto si accorse che ero spaesato e mi disse: "Questo è il girone dei non battezzati ove si trova la mia vecchia guida e maestro: Virgilio. " Finì la frase con un cenno verso un anziano uomo vestito con una tunica bianca e azzurra e con in mano una pergamena. Ci fermammo molto tempo a conversare con Virgilio, ma ad un tratto Dante si destò e mi portò via scusandosi in tutta fretta con il poeta per portarmi nel girone dei lussuriosi. Appena arrivammo al girone successivo una folata di vento ci investì. Mi guardai intorno e vidi centinaia, ma che dico, migliaia di anime trascinate dal vento e sbatacchiate di qua e di là. Tra esse vidi che due rimanevano avvinghiati in un abbraccio amoroso. Sorpreso chiesi a Dante: "Chi sono quei due?”. Dante seguì con lo sguardo il dito e vide le due anime; poi disse: "Oh quelli. Sono Paolo e Francesca. In vita si amarono così tanto da farsi travolgere dalla passione ecco li qua. " Ad un tratto una folata di vento ci buttò verso il girone successivo. Appena atterrammo, ci ritrovammo nel fango in mezzo alle anime che vi annaspavano. Raggiungemmo la riva, ma in quel momento un mostro cercò di ributtarci dentro aggredendoci. Era Cerbero, un cane gigantesco con tre teste. Dante lo cacciò dicendogli di non violare la volontà divina (come con Caronte) e il cane, a teste basse, ci accompagnò all’entrata del girone successivo. Appena arrivammo, un' anima ci insultò dicendoci di spostarci. “Oh sì!” mi disse Dante come se si fosse ricordato qualcosa di importante. “Questo è il girone di coloro che in vita cercavano in ogni modo di accumulare denaro o di sperperarlo: gli avari e i prodighi”. Intorno a noi vi erano migliaia di anime che spingevano e tiravano enormi macigni. Buffo” disse Dante “come il signore dia sempre le pene più azzeccate e più logiche”. Queste anime cercavano di spingere via e tirare a sé il denaro e ora fanno l’esatto opposto con i macigni". Detto questo ci avviammo verso l’altro pezzo di voragine.

[continua]

Francesco Tacchino

  


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Pubblicato da Redazione - domenica 04 giugno 2006 - 22:20:59
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