News: QUANDO SI E' VITTIME DEL PREGIUDIZIO
(Categoria: Racconti)
Inviato da Redazione
sabato 21 gennaio 2006 - 23:06:33

Storie di ragazzi del nostro tempo

amici mano nella mano Abdù, un ragazzo di colore di 13 anni, era immigrato da poco dal Senegal in Italia per motivi economici. Abitava in un piccolo appartamento alla periferia del paese. Suo padre per mantenere la famiglia e pagare l’affitto, lavorava faticosamente come dipendente in un’impresa edile della zona.
Anche per Abdù arrivò il primo giorno di scuola. 
Entrato in classe, venne sistemato all’ultimo banco in fondo, vicino a Pietro, un ragazzo diligente ed educato...

"Guardate, è arrivato l’uomo delle gazzelle! Abiti nelle tende?"
Come nulla fosse i compagni lo presero in giro. Abdù, indifferente, si sedette però composto al proprio banco.
"Basta ragazzi, smettetela!" disse Pietro, tentando di difenderlo da quelle ingiustizie. Pietro aveva un animo sensibile e sapeva bene cosa volesse dire essere deriso da tutti perché era considerato un secchione.
In quel momento la prof. entrò in classe ed interruppe la confusione.
Durante la lezione, Abdù faticava a capire la lingua e nei momenti di distrazione, in cui la prof. cercava di stabilire con lui un contatto, i compagni lo prendevano in giro lanciandogli da sotto il banco, senza farsi naturalmente vedere, delle palline di carta.
Al suono della campanella Abdù si avviò a casa triste e solo, quella mattinata era stata per lui molto difficile…
Dopo aver mangiato, uscì a fare un giro. Al di là di una recinzione scorse dei ragazzi della sua classe che giocavano a basket. Lui li osservò con il desiderio smodato di poter giocare con loro, ma l’astio che gli avevano riservato in mattinata non gli dava speranze di potersi divertire con loro. Così, con tristezza prese la decisione di andarsene, quando intravide tra loro Pietro. Quella presenza lo animò, si fece coraggio ed entrò nel campo.
"Ciao posso giocare con voi?" chiese timidamente Abdù.
"Vattene via! Non ti vogliamo!" risposero maleducatamente in coro i ragazzi.
"No, dai, puoi restare! Non ci sta dando fastidio" affermò Pietro.
"Allora noi ce ne andiamo! Non vogliamo giocare con i neri!" 
E se ne andarono di gran fretta in bicicletta.
Pietro e Abdù rimasero da soli.
"Ciao ti andrebbe di fare una partita?"
"Tanto vinco io!"
"Fammi vedere quello che sai fare!"
E da quel giorno si instaurò tra loro una grande e magica amicizia che resse tutti i pregiudizi. 
Abdù si dimostrò un amico leale nei confronti di Pietro e la loro differente cultura non intaccò mai la stima che entrambi avevano uno dell’altro.

Falduto Giulia, Duso Lorenzo,
Ghimp Vlad & Mora Marco

La vita era sempre più incalzante, giorno dopo giorno, gli impegni e scuola erano molti e faticosi.
Gigi era un ragazzo molto timido, i suoi lunghi pomeriggi li passava a studiare in camera sua, come sempre da solo, perché non aveva molti amici.
Un giorno, entrato in classe vide un nuovo compagno, era straniero, ed era là, seduto proprio vicino al suo banco.
L’impatto che ebbe con il nuovo ragazzo non fu dei migliori… con una certa diffidenza mostrando un sorriso freddo e di circostanza andò a sedersi al suo posto.
Lo straniero, a differenza di lui, sembrava essere interessato a conoscerlo:
”Ciao, io essere Kadim, tu come chiamarti?”
“Beh, si ecco, veramente io… mi chiamo… Gigi”, rispose timidamente.
Con un po’ di sforzi la conversazione continuò e i ragazzi si conobbero meglio, tanto che decisero di andare, finita la scuola, al campo di calcio vicino al bar di Pippo.
"Non mi sembra vero di aver trovato un nuovo amico!” pensò Gigi per tutta la giornata, e quando d’improvviso suonò la campanella si alzò di scatto dal banco e disse a Kadim:
”Ora andiamo a giocare! Su muoviti!...”. 
Kadim sorridendo lo seguì.
Scesero le scale di corsa e insieme andarono al campo. 
Gigi aveva delle regole di gioco completamente diverse da quelle di Kadim, tuttavia, con un po’ di fantasia, che ai ragazzi non manca mai, e una dose di impegno, riuscirono ad assemblare le due tecniche e a giocare una intera partita divertendosi un sacco. 
Al loro rientro a casa entrambi i ragazzi, entusiasti della nuova amicizia, erano intenzionati a raccontare tutto ai loro genitori.
”Gigi, perché sei tornato in ritardo?”, urlò la mamma con fare furibondo.
”Scusa mamma, ma sai oggi mi è capitata una cosa meravigliosa, ho trovato un nuovo amico!” rispose orgoglioso Gigi.
“E chi sarebbe questo amico?”, domandò insospettita la donna.
“Si chiama Kadim. Sai, è poco più di una settimana che è in Italia; sì proprio così, lui è immigrato fino a qui dall’Africa. Stamattina ho scoperto che era lui il mio compagno di banco e così abbiamo fatto amicizia, siamo andati al campo e… sapessi quante cose nuove mi ha insegnato, ed io ho insegnato a lui!”, rispose concitato il figlio.
La madre, dopo aver sentito queste parole, sbottò:
”Per l’amor del cielo! Ma lo sai con che gente hai a che fare! Lo sai, non è gente come noi… pensa che vivono ancora nelle baracche; i suoi genitori saranno analfabeti e poi magari portano anche delle malattie!”
La madre continuò così per molto tempo e Gigi alle sue parole restò sbalordito ed incredulo perché non avrebbe mai pensato ad una reazione simile: lui aveva finalmente trovato un vero amico, cosa c’era di male? Perché la mamma non voleva che Kadim rimanesse suo amico? Le domande affollarono la mente di Gigi…
A casa di Kadim, o meglio nella sua baracca, era in corso un’altra lunga e noiosa ramanzina:
”Kadim, tu cosa avere fatto! Tu sapere che quella gente essere ricca e non essere nostra amica. I genitori di Gigi essere cattivi con noi, tu non vede più amico tuo!”, spiegò arrabbiata la mamma. 
Anche Kadim, come Gigi, ci restò male, questa cosa non gli andava proprio giù .
E se quello che ogni mamma aveva riferito al figlio fosse stato vero?! No, non era possibile… la loro amicizia era troppo forte per essere spezzata. Ma ai genitori non si può disubbidire, così da quel giorno i due non si rivolsero più la parola, ma nei loro cuori la loro amicizia restò ancora viva. I genitori hanno una mentalità diversa dai bambini, loro vedono con altri occhi le cose; l’amicizia che legava Gigi a Kadim era stata vista con gli occhi permalosi e pieni di pregiudizi degli adulti, questo solo perché Kadim, per i genitori di Gigi, era africano e a loro avviso rozzo, mentre per i genitori di Kadim, Gigi era un ragazzo ricco e molto diverso da loro, con altri valori che mai si sarebbero amalgamati alla loro cultura.
Quei ragazzi invece, pur provenendo da mondi diversi, parlavano un linguaggio analogo, che nasceva dalla gioia di stare insieme e vivere delle emozioni.

Cenere Martina,Vanessa Spinuso,
Alessandra Calligari & Edoardo Romano

Da qualche giorno nella classe di Nicola aleggiava una fortissima ansia perché doveva arrivare un compagno nuovo e tutti erano ansiosi di vedere il suo aspetto.
Quando entrò dall’uscio tutti restarono a bocca aperta: era un ragazzo di taglia media, ma diverso da loro: era cinese.
L’alunno con aria timida si presentò:
“Ciao a tutti, mi chiamo Chan e ho undici anni. Mi sono trasferito qui in Italia dalla Cina con la mia famiglia da un anno circa e sarei felice di essere vostro amico”.
La professoressa gli indicò un banco vuoto al centro della classe, era posizionato proprio vicino a quello di Nicola.
Chan si avviò verso la sedia e con un timido sorriso salutò Nicola, che essendo molto socievole, a differenza degli altri compagni che negli occhi avevano sorrisi di compatimento, rispose al saluto.
La campanella suonò la fine della scuola. Nicola era impaziente di andare al campetto a giocare. Stava avvicinandosi alla porta, quando fu raggiunto da Chan. Nicola allora lo invitò ai giardini e i due si misero a giocare. Era pomeriggio inoltrato quando l’orologio digitale di Chan suonò le cinque: in un attimo erano trascorse due ore. Chan smise di giocare, raccolse un bastone e con esso fece degli strani esercizi, imitando il vento che faceva muovere le foglie.
Nicola,incuriosito dei movimenti dell’amico, gli chiese cosa stesse facendo, e Chan rispose: 
“mi sto concentrando… coordino il corpo e la mente.”
Nicola, incredulo, chiese come si faceva e Chan glielo insegnò. 
Il giorno dopo Chan era davanti alla scuola ansioso di rivedere l’amico, e dopo qualche minuto arrivò Nicola su un monopattino rosso fiammante. Chan gli si avvicinò correndogli incontro:
“Nicola mi fai provare questa cosa a due ruote?” “
Cosa??? Non sai che mezzo è questo? Se vuoi ti posso insegnare come si va?” 
“Certo non vedo l’ora!!!".
Quel pomeriggio Chan imparò ad andare sul monopattino con Nicola e quest’ultimo apprese molte altre cose sulla cultura cinese.
La sera stessa, durante la cena, la mamma di Nicola disse:
”Ti ho visto oggi che giocavi con quel ragazzino straniero; Chi è? E come si chiama?”
“Si chiama Chan ed è mio amico.”
“Non ti voglio più vedere con quella gente lurida che sicuramente porta le malattie degli uccelli! E poi vivono in quelle baracche in fondo alla città. Che schifo!”
“E’ mio amico! È intelligente, sapessi come parla bene la nostra lingua. Non voglio distruggere la bella amicizia che è nata tra di noi”.
“Non mi importa, ti vieto ogni genere di contatto con quel ragazzino!”.
“Va bene mamma,” disse Nicola a malincuore andando a letto.
Il giorno seguente, quando Nicola e Chan si incontrarono davanti alla scuola, si salutarono senza parlare.
Nicola andò al suo banco e da quel giorno ognuno fece la sua strada.
Chan non riusciva a capire quel voltafaccia, tra di loro non ci fu mai un chiarimento, così pensò che forse anche Nicola non era molto diverso dagli altri compagni che lo deridevano.

Galli Lucilla, Colombi Giulia
& Canadese Elena

Avete letto le nostre storie? Vi sono piaciute? Avreste voluto una fine diversa per talune? 
Lasciateci un vostro personale commento.
Certo avrete capito che a livello sociale andare contro il pregiudizio può comportare la critica degli altri, l’esclusione dal gruppo e talvolta la solitudine, ma certamente consente la conoscenza di realtà diverse e l’arricchimento personale.
Voi cosa ne pensate? Scriveteci, scriveteci, scriveteci…




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