Ciao sono Eraldo e oramai ho passato l’età della gioventù: ho settanta anni.
Dalla nascita soffro d’asma e due notti fa ho avuto un attacco più forte del solito al quale sono sopravvissuto per grazia di Dio.
Una sera cominciai ad avere un respiro affannoso, ma non mi preoccupai tanto perché non era la prima volta.
Chiara, mia figlia, mi portò le solite medicine, ma appena un istante dopo mi mancò del tutto il respiro per una ventina di secondi. Da quel momento fui terrorizzato dalla paura. Chiara si spaventò e corse a chiamare l’ambulanza che giunse in dieci minuti e mi portò al pronto soccorso. Effettuate intense e lunghe visite, l’attacco d’asma calò e il dottore mi consigliò delle passeggiate e un week-end all’aperto.
Il giorno seguente, mia figlia mi portò al parco, e mi convinse a restare seduto su una panchina, in mezzo ad un prato circondato da pini.
Sul prato si notavano le gocce di rugiada, centinaia di insetti volanti, il cinguettio dei pettirossi, aria pulita, priva di inquinamento e il fruscio del vento. Era un paradiso. Mentre sfogliavo un giornale sentii un rumore di passi che si avvicinava.
Alzai lo sguardo e vidi una persona sporca, con i denti gialli e con un cappello bucato. Somigliava molto ad un barbone.
Ad un certo punto aprì le braccia, se le imbrattò di mangime e tutto ad un tratto una decina di piccioni gli volarono addosso appoggiandosi su di lui.
Io rimasi scioccato e senza parole.
Egli si avvicinò a me e si sedette sulla panchina. Tutti i piccioni volarono via.
Dopo un attimo di silenzio lui mi rivolse la parola chiedendomi il mio nome.
Io riposi Eraldo ma gli amici mi chiamano Aldo.
Successivamente gli chiesi il suo e cominciammo a presentarci. Così venni a sapere che, per una serie di circostanze sfortunate, aveva perso la famiglia e viveva giorno e notte lì al parco in compagnia dei piccioni. Mi accorsi che era una persona gentile e molto socievole. E così diventammo buoni amici: da quel giorno, tutti i pomeriggi mi recai al parco per incontrarlo.
Simone Cometti