GIORNATA DELLA MEMORIA: UN FILM PER RICORDARE  

27 gennaio 1945-2005
60 anniversario della liberazione di Auschwitz


Un film per ricordare
Le riflessioni di due classi prime


In occasione della Giornata della Memoria anche noi ragazzi di prima ci siamo fermati a riflettere su di un capitolo triste e inglorioso della nostra storia passata.
Insieme abbiamo visto il film “La vita è bella” di Roberto Benigni, che è stato spunto per pensare. Eccovi le nostre riflessioni.

Il film mi è piaciuto molto, soprattutto perché il padre è riuscito a far vivere al figlio l’esperienza drammatica del lager come se fosse un gioco, non mettendolo così a conoscenza di quello che stava avvenendo nella realtà.
La parte più bella è stata quella alla fine, quando il piccolo Giosuè è salito sul carro armato dei sovietici , che hanno liberato il campo.
Il carro armato era il premio in palio nel gioco ideato dal padre, che il figlio poteva ottenere sottostando ad alcune regole.
È stata triste la scena quando il padre è stato ucciso, ricompensata da quella finale con il ritrovamento di Giosuè della madre.
Questo film mi ha fatto capire quanta malvagità è stata fatta durante l’ultima guerra e spero che faccia riflettere le persone sull’orrore compiuto, in modo che non si ripeta mai più!
Lorenzo Duso

Questo film, anche se è molto drammatico, è pieno di valori e sentimenti.
I momenti più pesanti e tristi del lager sono stati proposti in forma addolcita attraverso la figura di questo padre, che voleva nascondere al proprio figlio la crudele verità del loro destino.
Questo padre, che mascherando con un gioco la vita crudele di tutti i giorni nel campo, cerca di accompagnare il cammino del figlio in quel mondo orribile che li circondava e dal quale non potevano più scappare.
Fino all’ultimo ha cercato di infondergli gioia, felicità e speranza, nonostante fosse consapevole di quanto li aspettava.
Martina Cenere

Questo film ci fa vedere un lieto fine per Giosuè, ma purtroppo racconta di tutte le atrocità fatte agli ebrei e a tutti coloro segregati nel campo perché ritenuti inferiori, in quanto diversi per cultura.
Penso che per noi giovani sia utile vedere queste storie per capire cosa è successo durante la guerra e per evitare che questi orrori accadano ancora… data la convivenza quotidiana con persone di altri paesi e culture.
Paolo Grazioli

Il film mi è piaciuto molto e mi ha fatto pensare alla drammatica e faticosa vita di chi, a quei tempi, ha vissuto all’interno di un lager. Non pensavo proprio che quella fosse una realtà così crudele e spietata!
Grazie al padre, che faceva credere che quella esperienza fosse un gioco, il piccolo Giosuè non perse la voglia di vivere e sperare.
Secondo a me e stata una crudeltà ignobile uccidere delle persone solo perché diverse da noi nella cultura.
Questo film, a mio avviso, vuole trasmettere la speranza di vivere, che non dobbiamo perdere mai, neppure nei momenti più drammatici.
Giulia Colombi

Con la visione di questo film, abbiamo ricordato la crudeltà ingiustificata di alcuni uomini nei confronti di altri uomini, tutte quelle persone massacrate in massa solo perché erano ebree o perché erano contrarie a quel governo. Nel film, tutto è visto con gli occhi di un papà che cerca in ogni modo di proteggere il suo bambino. Benigni è riuscito a farci sorridere ma anche riflettere, come nella scena in cui i soldati tedeschi hanno preso lui e suo figlio; il padre ha sdrammatizzato affermando che era solo un viaggio, non sapendo, in realtà, neanche lui dove stavano andando; o quando le guardie del lager scappano e, per non lasciare tracce, uccidono e bruciano tutto. Alla fine il bambino è rimasto solo, nel campo non c’era più nessuno, poi è arrivato il carro armato degli alleati per portarlo a casa.
Mattia Spanu

Io penso che questo film, anche se caratterizzato dalle buffe spiegazioni di Benigni a suo figlio, che strappano qualche sorriso, sia comunque triste per gli avvenimenti cui si riferisce. Gli uomini erano vestiti in modo uguale con un divise da carcerati e, al posto del nome, venivano chiamati con dei numeri, tatuati sulla loro pelle in modo indelebile. Venivano fatti lavorare in modo disumano e, se si rifiutavano, venivano uccisi senza pietà.
Gli anziani e i bambini che non potevano lavorare venivano uccisi nelle docce gas. La scena che più mi ha colpita è quella in cui, all’improvviso, si sono visti tutti gli scheletri dei prigionieri ammucchiati in una gigantesca fossa comune. Mi ha anche molto impressionato la scena in cui un generale tedesco, che si diceva amico di Benigni, mostra totale indifferenza per lui e si preoccupa solo di risolvere uno stupido indovinello, che non lo lascia dormire la notte e che per lui è più importante della vita di tutta quelle persone imprigionate nel lager.
Per quanto riguarda i tatuaggi penso che sia stato terribile per i sopravvissuti, vedere quel numero, anche col solo gesto di lavarsi le mani, e ricordarsi l'orribile fine che avevano fatto i loro cari.
È giusto trasmettere questi film, nel ricordo di quello che è successo 60 anni fa e nella speranza che non succedono più stragi del genere, scatenate magari solo per il colore della pelle o per la diversa cultura delle persone.
Beatrice Valli

Il film che abbiamo visto ieri, era molto emozionante ma anche, per certi tratti, triste. Le scene che mi hanno colpito di più sono state quelle in cui il protagonista, Roberto Benigni, spiegava le regole del campo traducendo gli ordini della guardia tedesca, in modo da far credere al bambino che fosse tutto un gioco. Mi ha anche commosso la scena in cui il bambino sale sul carro armato guidato da un soldato dell’esercito di liberazione; in quel momento egli crede di aver ottenuto il premio che il padre gli aveva promesso se avesse vinto quello strano gioco, in cui bisognava affrontare quella vita senza piangere né avere paura. Sceso dal carro il piccolo può finalmente riabbracciare la sua mamma, che stava camminando con un gruppo di prigioniere.
Questo film mi fa pensare a come fosse dura la vita in quei tempi di guerra, in confronto ad oggi, in cui noi viviamo felici e sereni. Per questo è importante ricordare e riflettere su quanto accaduto perché fatti simili non succedano più.
Ignazio Canestro

Benigni nel film è stato un padre coraggioso ed è stato pronto a donare la vita per il suo bambino. Per non spaventarlo e per evitargli brutti ricordi gli fece credere che fosse tutto un gioco. Alla fine Giosuè comprenderà il sacrificio di suo padre e l’amore che ha avuto per lui.
Simone Cometti

Vedendo questo film mi sono reso conto di come fosse difficile la vita nei campi di concentramento, non avrei mai pensato che i tedeschi fossero così crudeli anche con i bambini.
Le immagini che mi hanno colpito di più sono state quelle dei momenti in cui il padre diceva al figlio che era tutto un gioco a punti, anche se sapeva che prima o poi qualcuno moriva.
Spero che questo film sia stato visto da tantissime persone cosicché non succedano più guerre simili e non sia più trattato così nessun uomo, né ebreo o tedesco, né italiano, francese o inglese o di qualsiasi altra nazionalità.
I tedeschi usavano le camere a gas, oggi ci sono armi ancora più temibili per procurare la morte o le auto bombe per gli attentati, tutti mezzi che causano sofferenza e fanno piangere i familiari delle persone coinvolte. Noi ragazzi, invece, vorremmo solo la pace per crescere e che non pianga più nessuno.
Davide Pelosi

Il film “La vita è bella” , secondo me, ci aiuta a capire che bisogna accettare ogni persona anche se diversa per religione o abitudini. La prima volta che l’ho visto mi sono messa a piangere, perché ho immaginato come si sentivano quelle persone. Penso che noi dobbiamo ricordare il dolore che hanno provato perché non capiti più.
Federica Aquilani





Pubblicato da Redazione - 28/01/2005 - 01:54
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