CINECLUB:

Thirteen    
Due film sulle punte! 
La comicità del passato:
Stan Laurel & Oliver Hardy
 

 i vostri commenti   
 la redazione

 

 

posta
scrivi a 'La talpa'


 

 

 


Anno 2003-2004

ultimo aggiornamento: 20/02/2005

news scuola

racconti cineclub  libri e...le nostre
passioni
musica  giochi bacheca annunci

 


Se non sapete che film guardare per passare un pomeriggio con gli amici… eccovi un consiglio: THIRTEEN (13 anni). Tenete conto però che si tratta di un film drammatico e profondo, che fa riflettere sulla realtà degli adolescenti moderni, da vedere con un minimo di serietà per evitare di prendere i personaggi come esempio.
Tracy (Evan Rachel Wood) studentessa modello nonché figlia di Melanie (Holly Hunter) incontra Evie (Nikki Reed, anche cosceneggiatrice del film), mito sexy della scuola, che la condurrà in un vortice di dissoluzione.
Per farsi accettare dalla compagnia di Evie e per cercare di assomigliarle, la ex brava ragazza, inizia la sua trasformazione fisica e psicologica, facendosi piercings, fumando e soprattutto drogandosi.
Il tutto viene aggravato da una famiglia instabile perché sua madre è costretta a tirare avanti da sola a causa di un ex marito che non c'è mai neanche come padre.
La situazione di Tracy peggiora spingendosi fino all’autolesionismo; la ragazza è stanca di quel Mondo e sono inutili i tentativi di fermarla da parte della madre e del fratello, ma alla fine lo capirà da sola, ultimando la sua crescita personale: nessuno avrebbe potuto farle capire che sbagliava a prendere quella strada, se non la sua coscienza stessa.
Tuttavia una parte della sua vita se né andata, ma almeno lei si è riscattata; Evie invece a continuato con il suo modo di vita, trovandosi altre amiche e altre ragazze da “educare”.
Nel frattempo è migliorato anche il suo rapporto con la madre e con il fratello.
La vicenda finisce con l’immagine di una Tracy volenterosa di uscire dal quel tunnel buio che non conduceva a niente, se nonché alla distruzione, e di ricominciare una vita serena, che si identifica nel suo urlo liberatorio.


COMMENTI:
Credo che in questo film le cose da commentare siano molte, ma forse è il caso di soffermarsi di più sul fatto della droga, sul fatto che molte persone e soprattutto ragazzi, utilizzino queste sostanze per sentirsi più forti, per sentirsi Più GRANDI, non conoscendo le dolorose conseguenze che esse portano.
Non ho mai provato droga ne leggera né pesante, non l’ho vissuta sulla mia pelle questa cosa e non posso quindi raccontare ciò in prima persona. So solo quanta gente muore e soffre per questo, quanta gente arrivata all’apice della sopportazione vorrebbe tornare indietro e dire di no, magari a quello spinello o a quella prima pasticca.
Fermarsi in tempo credo che sia l’unica soluzione per uscire da quel “tunnel buio che non conduce a niente”.
Se vorreste guardate questo film fatelo con attenzione, non solo perché è molto bello ma perché da un grosso significato di cosa vuol dire “cadere in basso”.

Cinzia Ferraroli

Come ha detto Cinzia, gli spunti per le riflessioni sono davvero tanti e visto che lei ha già approfondito l’argomento della droga, io voglio approfondire il fatto dell’amicizia.
Nel film Tracy ha abbandonato gli amici veri per seguire la compagnia giudicata più “in” e ciò spesso accade anche nella realtà.
Tante volte per seguire dei modelli ritenuti dalla massa “ideali” ci si allontana dalle persone capaci di autentici sentimenti, che hanno dei valori.
Si vuole essere apprezzati per quello che si rappresenta e non per quello che si è veramente.
Purtroppo quando ci si accorge di quello che si è perso è tardi perché la distanza ormai è troppa per tornare indietro.
Perciò, secondo me, bisogna scegliere gli amici valutandone la personalità e i sentimenti che possono offrire.

Rossana Gnemmi


Ben ritrovati ragazzi! Per la sezione cineclub abbiamo deciso di proporvi due film… en pointè!
Come saprete esistono horror, thriller, commedie, ma anche film relativi alla danza.
Di seguito vi proponiamo il riassunto e il nostro commento di due lungometraggi che hanno colpito particolarmente la nostra attenzione:

  • A time for dancing (USA 2000; regia: Peter Gilbert; cast: Larisa Oleynik, Shiri Appleby, Peter Coyote) 
  • Save the last dance (USA 2001; regia: Thomas Carter; cast: Julia Stiles, Sean Patrick Thomas)

A mio parere questo è il film più bello che io abbia mai visto, tanto che alla fine è QUASI riuscito a strapparmi una lacrimuccia, perché mi ha toccato da vicino. Io lo consiglierei soprattutto a chi piace danzare, perché solo chi sa la gioia che si prova nell’eseguire una coreografia può ben comprendere la scelta di Jules, la quale amava la danza più della stessa sua vita. 

Caro Presidente della commissione, Jules Michaels non potrà frequentare la Julliard perché è… è morta”, sono queste le gelide parole con cui Sammie si congeda dal Presidente alla fine del film. 
Infatti Jules ora non c’è più, forse perché ha preferito la danza alla sua stessa vita. 
Ella seguiva corsi di danza sin dall’età di 6 anni insieme alla migliore amica, Sammie Russell; la danza le aveva fatte incontrare e le teneva unite, ma tra le due esisteva una sottile, sebbene sostanziale, differenza: Sam amava danzare, Jules invece, viveva per danzare e voleva fare la ballerina professionista. La sua insegnante Linda l’aveva spinta a fare il provino per la Julliard, rinomata scuola di danza di New York, e lei teneva così tanto a quella audizione che aveva persino lasciato il suo ragazzo: “Una ballerina che si affida al dubbio conforto dell’amore umano non sarà mai una grande ballerina” era questa la frase che aveva sentito in un film e che aveva fatto sua per giustificare la sua scelta. Al momento della visita medica, l’esito degli esami distrugge ogni sua aspettativa: ha una grave forma tumorale. Per cercare di bloccare la malattia, viene sottoposta a chemioterapia, che, però, le azzera tutte le energie, impedendole, dopo un po’ di tempo anche di danzare. Per Jules è la fine: la sua vita scorre più veloce di lei e la sua mente è ossessionata dall’immagine della sua coreografia: per lei non è possibile vivere senza la danza. Decide allora di interrompere le cure per acquistare più energia: la quantità sufficiente per affrontare il provino. Provino che lei con probabilità aveva superato brillantemente, ma di cui non ci è dato sapere l'esito. Sammie senza aprirla ha ritirato la lettera d’ammissione, nel suo cuore addolorato, l’amica continua a vivere e la ricorda con queste frasi: 
Riguardo a Jules non ho rimpianti: ha vissuto la sua vita al massimo, fino alla fine
Mi ha insegnato a non abbandonare i sogni e a crederci fino in fondo!

E questa per me è la regola fondamentale per raggiungere e conquistare i nostri obiettivi!

 

Rossana Gnemmi 

 

Questo film è la storia di Sarah, una ragazza di una piccola provincia americana che dopo la morte della madre, avvenuta in seguito ad un incidente d’auto, si trasferisce a Chicago e qui conosce i suoi nuovi amici, trova il vero amore e scopre anche le diversità razziali e culturali che segnano lei e i suoi nuovi amici, tutti quanti neri. 
Ma andiamo con calma!
Sarah adora la danza, soprattutto quella classica, e fin da piccola sogna di entrare alla Juliard, una rinomata scuola di danza. Purtroppo durante l’esame per entrarvi, la madre ha un tremendo incidente e muore. Sarah si prende interamente la colpa della tragedia , sentendosi in difetto poiché la madre stava correndo da lei in auto per venirla a vedere. Decide così di rinunciare alla danza per sempre. Trasferitasi a Chicago dal padre, incomincia una nuova vita disseminata di svariati problemi che Sarah riesce, con non poca difficoltà ,a superare. Innanzitutto l’aiuterà la danza, che grazie alle pressanti spinte del fidanzato Derek riprenderà. Imparando l’hip hop potrà entrare nella scuola. Con il supporto morale di Derek e grazie al ricordo della madre Sarah riuscirà a superare l’esame e ad entrare nella scuola dei suoi sogni. 
Questo film è un altro esempio di come la danza possa essere importante nella vita di una persona. 

 

Gloria Martelli

 

La comicità del passato


Ci siamo divertiti a visionare alcune pellicole del passato e a riflettere su come si rideva tanti anni fa.
La nostra attenzione è caduta su
Stan Laurel e Oliver Hardy, i due indimenticabili attori nei panni dei famosi Stanlio e Ollio.
Nei film la comicità dei due è caratterizzata soprattutto dall'aspetto. La comicità di Stanlio è tratta dal suo corpo magrolino, dal suo volto smunto e dai suoi capelli a spazzola. Fa ridere anche il suo modo di porsi. Ha un carattere fragile, una voce effeminata e la testa spesso fra le nuvole. 
La comicità di Ollio si evince, invece, dalla sua corporatura, che, al contrario dell'amico, è robusta. Egli ha occhi piccoli ed una faccia molto grande ed espressiva. Indossa sempre una giacca tirata che sembra essere di una taglia in meno.
Nelle varie sequenze narrative, i personaggi fanno uso di parole comiche che sono diventate molto popolari. Chi non ricorda: Stupìdo, Ohhhh, Arrivedoorci, Bìbìta !!!
Molte sono, inoltre,le azioni che suscitano l'ilarità e il divertimento del pubblico. 
Ci si mette a ridere quando, ad esempio, Ollio dà calci nel sedere a Stanlio, che subisce sempre, o quando uno dei due prende botte in testa e sente il male con scoppio ritardato. Altre azioni divertenti sono quando Ollio alza Stanlio per il cravattino o quando Stanlio usa il proprio pollice a guisa di accendino. Questi due comici, che hanno fatto ridere i nostri genitori, non dispiacciono neanche a noi, ANZI…! Vi consigliamo caldamente una sana risata in loro compagnia.

Simone Tacca, Paolo DeVecchi

 

pagine [1] [2] [3] [4] 5 [6] [7] [8] [9] [10] [11]

 


       
Esprimi la tua opinione. I tuoi giudizi saranno preziosi per noi

scrivi un tuo commento     

vai >>

  leggi i commenti   

vai >>

vota questo sito


inizio pagina

Homepage | Classi | Giornalino | Laboratori | Progetti Links | Commenti